Come si è formato il vostro duo e quando avete capito che il futuro della moda vi stava aspettando?
Ci siamo conosciuti ad Amsterdam e siamo diventati amici: Danial studiava moda, mentre Imruh lavorava in un concept store. È lì che è nata la nostra connessione, e con essa ciò che sarebbe poi diventato Origin. Creare un brand è sempre stato il nostro sogno, così abbiamo fatto il grande passo due anni fa. E ora siamo qui.
Avete sorpreso e divertito tutti con le vostre borse invisibili presentate la scorsa stagione a Parigi. Cosa rappresentano per voi?
È come dire: “E se non potessimo permetterci di produrre una borsa vera?” oppure ironizzare sul fatto che certe persone spendono cifre assurde per una borsa di lusso. Non è una critica, ma è comunque folle quanto possono arrivare a costare. È stata la nostra maniera ironica e leggera di raccontarlo.
A differenza di molti colleghi del settore, il nero è quasi assente nelle vostre collezioni. I colori accesi sembrano davvero la vostra firma artistica: perché?
Vogliamo portare positività e gioia, sia in passerella che per strada. Per noi, il colore è il modo più diretto per farlo. Non è che non ci piaccia il nero – lo indossiamo anche – ma sentiamo la responsabilità di mostrare che si può avere altrettanto (se non più) stile con i colori.
Amate anche letteralmente voltare le spalle alla moda, con molti capi indossati al contrario. Qual è il concetto dietro questa scelta stilistica?
È nato tutto da una conversazione tra noi, dal desiderio condiviso di rileggere il passato. Da lì abbiamo cominciato a sperimentare con lo styling, e poi si è trasformato in design. Alcuni capi sono concepiti per essere indossati al contrario, altri sono proprio messi così.
Come vi bilanciate nel vostro duo? Com’è trovare armonia tra due menti creative?
Per noi tutto è sempre una conversazione. Se a uno di noi qualcosa non piace, lo lasciamo andare senza ego. Abbiamo imparato a dare priorità a ciò che è meglio per il brand, non alle preferenze personali. Ci dividiamo le responsabilità in modo chiaro: Danial guida il design, Imruh cura il linguaggio visivo.
Cosa vi ha insegnato la partecipazione al LVMH Prize? Il vostro approccio creativo è cambiato?
Essere stati inclusi nel LVMH Prize è stato un onore. È una piattaforma incredibile, e in un certo senso anche una forma di validazione. Il primo turno è stato molto divertente. Abbiamo incontrato esperti del settore, ricevuto feedback preziosi, e stabilito nuove connessioni. Non abbiamo imparato qualcosa di totalmente nuovo, ma è chiaro che oggi un designer deve saper fare tutto. È una sfida, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione: una skill ormai essenziale, ma per noi relativamente recente.
Che consiglio dareste ai giovani creativi che cercano spazio nel mondo della moda?
Immergetevi a fondo nel settore. Imparate. Costruite la vostra rete di contatti. È la prima cosa da fare.
Nella vostra visione ideale del futuro di zomer, cos'è in e cos’è out?
Indossate ciò che vi fa stare bene, anche se è della stagione passata. Nessuno dovrebbe preoccuparsene. Per noi, conta sentirsi autentici e a proprio agio in ciò che si indossa. Detto questo, ci piacerebbe vedere più colore nei vostri armadi e per le strade.