«Mi concentro sull’armonia»

Samuel Ross è sempre stato un designer desideroso di oltrepassare i confini che il proprio ambito gli imponeva. E nella moda i confini sono molti – oltre che spesso immaginari. E se negli anni successivi alla sua uscita dall’indimenticato *A-Cold-Wall il designer ha portato la sua filosofia in campi che sono andati dall’orologeria, con la sua collaborazione con Hublot, fino alle installazioni di design vere e proprie come le abbiamo viste alla Milano Design Week dello scorso anno, passando per la direzione artistica della London Design Biennale, il redesign delle Beats by Dre e una consulenza con Apple, il suo ultimo e forse più ampio sforzo è forse anche il più degno di nota. Come dicevamo, Ross ama valicare confini o piuttosto dimostrarne l’inesistenza – e l’ultimo, illusorio limite che il designer ha scelto di dissipare è stato quello della separazione dei mercati della moda e del lusso. Se la moda di lusso è massificata quanto quella della grande distribuzione, l’idea del lusso è un miraggio? E il design può trovare valore nella sua capacità di complementare la vita o si tratta davvero solo di marcatori dello status sociale? Con la sua ultima avventura insieme a Zara, Ross si è posto queste domande, scardinando di fatto quella differenza tra ciò che noi definiamo moda e il mercato di massa dei brand come Zara, H&M, Uniqlo o Gap con cui sempre più designer istituzionali stanno lavorando: «Che cos'è un brand di massa? Tutte le aziende più importanti hanno più negozi in ogni città chiave del mondo. Dobbiamo guardare con più attenzione alla realtà», ci ha detto parlandoci dell’ultima collaborazione che ha preso vita attraverso il suo studio di design.

«Vivo tra artigianato, accesso e lusso. Senza restrizioni, con totale libertà», ci ha spiegato Ross, che ha risposto alle nostre domande con brevi e scarni concetti che estendono forse all’intervista stessa la sua passione per una funzionalità assai sintetica e priva di fronzoli. Lo studio che ha fondato e il cui nome è SR_A dove le prime due lettere sono le iniziali del suo nome e la “A” sta per “Atelier”, lavora su tutto lo spettro della creatività e del design in maniera multidisciplinare: arte, arredamento, design industriale e ovviamente abbigliamento. L’idea è quella di ripensare la classica area di pertinenza di un brand, spostando l’accento dall’identità e dai loghi verso un approccio e una filosofia di design che diventano la più autentica firma del suo lavoro. Il progetto SR_A Engineered by Zara, che rappresenta l’introduzione di un “sistema di abbigliamento” sotto forma di capsule rilasciate periodicamente è nato per portare questa filosofia a un pubblico più grande ma anche per realizzare quell’utopia di molti designer che è una linea genuinamente creativa che possa arrivare al mercato più ampio possibile, entrando così nella vita della gente in tutto il mondo senza barriere geografiche o economiche. Ovviamente mantenendo in tutto quel senso di autorialità ed elevazione che contraddistingue il design di qualità e, soprattutto, supportato da un pensiero. Il primo capitolo di questa collaborazione è una capsule collection di abbigliamento maschile che sarà presentata in installazioni a Parigi e New York, prima di essere disponibile nei punti vendita Zara in tutto il mondo. «Si tratta della prima joint venture di questo tipo al mondo per Zara, con uno stilista indipendente», ci dice. «Così come lo è il modo in cui è strutturata la nostra partnership e le nostre intenzioni. In un certo senso, è il futuro».

Le idee non devono essere difficili da raggiungere. Gli abiti sono per tutta l'umanità, non per pochi. I prezzi devono essere equi, le idee possono essere protette anche con quantità inferiori. I prezzi non devono essere sempre una barriera. Abbiamo bisogno di armonia.

I suoi precedenti capi made-to-order con il suo studio SR_A lavorano normalmente con un focus sull'artigianato e sull'individualità ma il modello di produzione di massa di Zara richiede un approccio diverso, che fonde il design elevato con la democraticità. E anche se spesso Zara è sinonimo di un design standardizzato e di distribuzione di massa (ma in fondo la moda è così diversa?) Ross non percepisce una vera differenza tra i diversi modelli: «Entrambi sono costruiti per la società», ci ha spiegato. «Il nostro atelier esiste per preservare ed estendere tecniche di lavorazione intense, per lavorare con atelier locali su idee molto specifiche che creano una bellezza grezza». Il focus sull'artigianato rimane fondamentale, ma Ross abbraccia anche la funzionalità e l'accessibilità che accompagnano un rivenditore di grande volume come Zara: «La nostra linea di accesso è funzionalità. Muoversi tra gli spazi con facilità, senza difficoltà. È occultamento e pace», aggiunge, evidenziando il suo desiderio che la moda svolga un ruolo pratico e funzionale nella vita quotidiana delle persone. Ross ha tratto ispirazione da un’idea di funzionalità e purezza di linee che comunica tanto con gli archetipi storici del vestiario di oggi che con le sue evoluzioni più futuristiche e, nonostante le differenze tra il suo modello più controllato di SR_A e la velocità di produzione di Zara, come lui stesso dice «non ci sono sfide, solo soluzioni e nuove idee». Questa è una stringa di parole con cui Ross, ha scelto di definire la sua “uniforme funzionale”: «Facilità. Comfort. Funzione. Riposo. Accesso».

Il bilanciamento tra lusso e accessibilità di massa è una sfida comune per i designer nelle collaborazioni come questa, ma Ross è stato tanto chiaro quanto laconico nel dire che tra il mercato dei brand di moda e quello della grande distribuzione non c’è molta distanza: «Il wholesale è un mercato di massa. Sono tutte illusioni e semantiche». Per Ross, si tratta più di concentrarsi sui valori fondamentali di passione, intenzione e impegno verso il mondo del progetto che sta costruendo. «Non mi preoccupo dell’equilibrio», ha detto, «mi concentro sulle nuove idee e sul futuro. Mi concentro su ciò che è meglio per il mondo del progetto che stiamo costruendo ogni giorno. Ogni dettaglio di esso». L’innovazione è ciò che Ross ha in mente e passa sia dalla «cultura e connessione» delle nuove tecnologie digitali (il designer non si è premurato di elaborare una risposta alla nostra domanda su che ruolo giocassero esattamente queste tecnologie nella sua produzione) ma anche su un modello di business direct-to-consumer: «Ho scelto di dare priorità alle meccaniche direct-to-consumer», ha detto Ross. «Un focus sul costruire un mondo. Un mondo unico». Anche senza voler rinunciare a costruire un'esperienza completa e immersiva. Per Ross, ad esempio il processo di creare uno «strato speciale del retail», come lo definisce, è cruciale e a questo proposito cita la collaborazione di SR_A con Dover Street Market, descrivendo l'importanza di entrare in un «mondo completo» dove la coerenza generale della collezione e il suo appartenere a un mono unico possa emergere più chiaramente.

Che cos'è un marchio di massa? Tutte le aziende più importanti hanno più negozi in ogni città chiave del mondo. Ora dobbiamo guardare con più attenzione alla realtà. Il commercio all'ingrosso è un mercato di massa. Si tratta di illusioni e semantica.

L'ascesa delle collaborazioni tra designer e marchi di massa come Zara, Uniqlo e Gap è stata una tendenza distintiva di questi ultimi anni. Man mano che sempre più designer fanno il salto dall'alta moda a queste collaborazioni, Ross crede che sia un segno che l'industria si sta evolvendo. «Stiamo ascoltando i tempi. Lo sentiamo. Lo potete sentire anche voi», spiega. «Le idee non devono essere difficili da raggiungere. Gli abiti sono per tutta l'umanità, non per pochi. I prezzi devono essere equi, le idee possono essere protette anche con quantità inferiori. I prezzi non devono essere sempre una barriera. Abbiamo bisogno di armonia. Io mi concentro sull'armonia». Quando si tratta di creatività in questo tipo di collaborazioni, Ross lo vede come un lavoro di squadra. «È una joint venture. Sono molto rare», dice, riflettendo sulla natura unica della sua partnership con Zara che è la prima del suo genere per il brand e potrebbe rappresentare un passo avanti sia nel modo in cui le aziende di massa possono lavorare con designer indipendenti sia nel ridefinire la cultura intorno a un abbigliamento che smette di essere un marcatore sociale e il cui valore si possa situare, senza inutili snobismi, nella funzionalità e in un’estetica presa come valore a sé stante. Sotto questo aspetto le ambizioni di Ross sono tanto umanistiche che umanitarie: «Sono concentrato sulla società e sull'umanità. Attraverso la moda. Attraverso l'arte contemporanea. Attraverso la funzionalità. Attraverso l'espressione», indicando che il suo lavoro avrà sempre uno scopo più grande. Mentre Ross continua a far crescere il proprio progetto e le sue collaborazioni con giganti dell'industria come Zara, la moda tradizionale, oggi in crisi profonda, sta effettivamente dimostrando che le vecchie gerarchie non sono più scolpite nella pietra ma fluttuano in una bolla dove nessun significato è fisso. Non sappiamo cosa riservi il futuro, e forse Ross può solo intuirlo, ma nell’incertezza i due principi che lo guideranno, che lui enuncia lapidario, non potrebbero essere più chiari: «bellezza grezza e precisione».